ARDEA

“ARDEA – CENTRO SERVIZI PER I GIOVANI E LA FAMIGLIA”

 

L’ associazione Ardea nasce nell’agosto 2011 con finalità socio-culturali e prende le mosse dall’attenta constatazione dell’ effettivo bisogno di servizi legati all’infanzia e alla famiglia nel contesto territoriale della città di Reggio Calabria.

Il nostro simbolo: l’araba fenice… voce di rinascita ed immortalità

 araba-fenice

 

Risorgeremo da dubbi, paure, errori e
turbamenti, risorgeremo seguendo il suo
sicuro ed imponente volo, osserveremo le
miserie della terra dall’alto e ci lanceremo
nell’immensità del cielo e nella splendente luce
delle stelle, rinasceremo da dolori e sofferenze,
saremo immensamente felici, perché liberi
incondizionatamente, soltanto guidati dai nostri
sogni più puri, certi di poter guadagnare il dolce
infinito.

Agnese.

 

 

 

L’araba fenice

Un uccello mitologico, che non muore mai, la fenice vola lontano, avanti a noi, osservando con occhi acuti il paesaggio circostante e lo spazio distante. Rappresenta la nostra capacità visiva, di raccogliere informazioni sensorie sull’ambiente che ci circonda e sugli eventi che si dipanano al suo interno. La fenice, con la sua bellezza assoluta, crea un’incredibile esaltazione unita al sogno dell’immortalità.

La storia

La Fenice, spesso nota anche con l’epiteto di Araba Fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Si narra che la Fenice nascesse ogni 500 anni, unico esemplare della sua specie. Alla sua morte dalle sue ceneri nasceva un nuovo esemplare. Gli antichi egizi furono i primi a parlare del Bennu, che poi nelle leggende greche divenne la Fenice. Uccello sacro favoloso, aveva l’aspetto di un’aquila reale e il piumaggio dal colore splendido, il collo color oro, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con penne rosee, ali in parte d’oro e in parte di porpora, un lungo becco affusolato, lunghe zampe, due lunghe piume — una rosa e una azzurra — che le scivolano morbidamente giù dal capo (o erette sulla sommità del capo) e tre lunghe  piume che pendono dalla coda piumata — una rosea, una azzurra e una color rosso-fuoco. In Egitto era solitamente raffigurata con la corona Atef o con l’emblema del disco solare.
Dopo aver vissuto per 500 anni , la Fenice sentiva sopraggiungere la sua morte, si ritirava in un luogo appartato e costruiva un nido sulla cima di una quercia o di una palma. Qui accatastava ramoscelli di mirto, incenso, sandalo, legno di cedro, cannella, spigonardo, mirra e le più pregiate piante balsamiche, con le quali intrecciava un nido a forma di uovo — grande quanto era in grado di trasportarlo. Infine vi si adagiava, lasciava che i raggi del sole l’incendiassero, e si lasciava consumare dalle sue stesse fiamme mentre cantava una canzone di rara bellezza.
Per via della cannella e della mirra che bruciano, la morte di una fenice è spesso accompagnata da un gradevole profumo. Dal cumulo di cenere emergeva poi una piccola larva (o un uovo), che i raggi solari facevano crescere rapidamente fino a trasformarla nella nuova Fenice nell’arco di tre giorni, dopodiché la nuova Fenice, giovane e potente, volava ad Heliopolis e si posava sopra l’albero sacro.

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